Dopo la già citata conferenza pubblica dell’aprile 1982, il G.A.P. cominciò ad avere una veste ufficiale. Proseguendo i nostri sforzi sociali avevamo maturato l’idea di una rivista che perseguisse due scopi: quello di rivelare la nostra presenza al pubblico cittadino e di far conoscere un argomento così interessante. Su questa rivista chiamata “QUASAR” erano pubblicati articoli di diversa natura e differente impostazione adatti sia a lettori conoscenti la materia e sia a neofiti. La pubblicazione bimestrale era curata interamente dai membri del gruppo utilizzando le loro conoscenze individuali.
Questo lavoro risultava inoltre importante poiché veniva distribuito nelle scuole divenendo così un valido aiuto didattico per gli alunni. Dopo i primi tre numeri la pubblicazione fu interrotta poiché leggere, riassumere e battere a macchina un articolo comportava un dispendio di tempo troppo gravoso per i soci del gruppo. L’idea di fondo di produrre una propria rivista rimase valida, anche sull’esempio di altri più organizzati e finanziati gruppi astrofili italiani; infatti essa verrà ripresa e corretta in altra forma come si leggerà più avanti. Naturalmente la divulgazione non era la sola attività del gruppo in quell’anno. Infatti l’intensa attività fotografica e le notti insonni trascorse all’aperto ed al freddo aveva prodotto un discreto archivio fotografico. Ci venne in mente quindi di organizzare una mostra fotografica in collaborazione con il negozio di Cinefoto “Colaci” in piazza Redi a Pesaro, dove furono esposti dei pannelli recanti ingrandimenti fotografici delle diapositive da noi realizzate.
Grazie alla nostra incessante attività diplomatica che consisteva in continui e umilianti pellegrinaggi nei santuari della burocrazia locale riuscimmo, con l’aiuto dell’allora Preside del Liceo Scientifico “G. Marconi” Prof. G. Sani e della Prof. Paola Rondina, ad ottenere il permesso di riunirci in un’aula del liceo. Successivamente premendo sugli assessori competenti riuscimmo ad avere uno dei locali del liceo al pianterreno. Con un punto di riferimento così preciso potemmo programmare le riunioni con cadenza settimanale e quindi migliorare la nostra attività. Chiaramente l’uso dei locali era subordinato alle necessità logistiche del liceo. I primi mesi le riunioni erano tutti i Sabato pomeriggio, ma successivamente il notevole aumento degli iscritti al liceo ci privò dell’uso del locale. Questo rapporto con il liceo scientifico durò solamente 10 mesi circa. Da quel momento in poi fummo costretti a riunirci presso le abitazioni dei singoli soci.
Eclisse di sole del 31/05/1984
L’evento dell’anno che catalizzò la nostra attività fu l’eclisse parziale di sole del 31 maggio 1984. Il problema principale era trovare un sito favorevole per l’osservazione poiché il fenomeno era visibile al tramonto. Si trattava quindi di localizzare un’altura con l’orizzonte libero a ovest. Le riviste specializzate avevano previsto che per le nostre latitudini il momento culminante era proprio al tramonto senza avere quindi la possibilità di osservare al totalità dell’evento. Il pomeriggio antecedente venne impiegato per esaminare i vari posti più indicati e la scelta cadde sulle “Rive”, ridenti colline della periferia di Pesaro. Il gruppo era al gran completo e lo spiegamento di forze e mezzi era impressionante. Si contavano ben 4 telescopi attrezzati fotograficamente, binocoli e teleobiettivi vari. Tutto questo si tradusse in una mole notevole di dati e fotografie. Il primo contatto avvenne alle 19:23 e purtroppo il sole tramontò in piena eclisse intorno alle 20:30. È molto difficile descrivere la felicità e l’emozione di quei momenti. Il fenomeno di per sé bellissimo venne amplificato dai giochi di colore e di luce delle nuvole circostanti. Si! Valeva la pena saltare la finale della coppa dei campioni Roma-Liverpool.
Legalizzazione
Il 29 aprile 1985 fu una data storica per il Gruppo Astrofili poiché si decise di dare una veste ufficiale alla nostra associazione. Questo ormai era indispensabile per poter fare un salto di qualità inserendoci nell’elenco delle associazioni culturali locali e per poter accedere ad eventuali finanziamenti. Lo sforzo finanziario fu tremendo ed esaurì le già povere casse del gruppo. Riportiamo integralmente copia dell’atto costitutivo in cui viene ribadito una volta per tutte che il Gruppo Astrofili Pesarese è un’associazione democratica senza fini di lucro ed ha come scopo la coltivazione e la divulgazione delle scienze astronomiche. L’ossatura del gruppo è formata da un’assemblea dei soci, dal presidente e dall’amministratore delegato; comunque rimanevamo sempre un gruppo in cui l’amicizia ed i rapporti umani erano dominanti.
La “scoperta” del Monte Petrano
L’attività fotografica e osservativa del gruppo fino a questo momento si svolse nelle colline limitrofe a Pesaro e principalmente dal colle Ardizio. Le notti veramente limpide e senza luna per poter compiere osservazione e fotografie astronomiche sono molto rare e quindi quando si presentava l’occasione qualunque giorno fosse eravamo pronti a passare gran parte della notte all’aperto. Chiaramente capitava di dovere andare la mattina seguente a scuola. Tutto questo allora era possibile poiché l’inquinamento luminoso pur essendo già presente non ostacolava in maniera determinante la nostra passione. Ma l’espansione urbana e l’incontrollato aumento dell’illuminazione pubblica sia a Pesaro che a Fano ci costrinse a cercare un sito alternativo ai già esistenti. Bisognava quindi cercare un luogo intorno ai 1000 metri di altezza, buio e non molto distante da Pesaro. Dopo un’attenta ricerca (settembre 1984) nelle colline e monti della provincia la nostra scelta cadde sul Monte Petrano. Esso rispondeva alle nostre esigenze. Infatti ad un’altezza di circa 1000 metri presenta un ampio pianoro raggiungibile in macchina in circa 45 minuti. Questo ci avrebbe permesso di poter osservare tutta la notte e di rientrare alla mattina. Decidemmo di effettuare la prima spedizione per l’estate successiva.
Il primo campo astronomico
È commovente ricordare tutto il prologo della preparazione per la prima nottata sul Petrano, tutte le varie situazioni più o meno paradossali che si erano create. L’impresa programmata a tavolino con uso di astrolabi e cartine era a dir poco impossibile: un vero programma alla tedesca in cui i vari componenti del gruppo erano meccanismi di un orologio semplicemente perfetto. Di una cosa non avevamo tenuto conto: il fattore umano. L’imponente programma della prima nottata osservativa consisteva in turni e ritmi osservativi e fotografici serratissimi dove le pause di riposo non potevano superare tassativamente i 5 minuti primi. L’ardore e l’euforia giovanile ci avevano fatto dimenticare che potevano succedere degli imprevisti. Durante i giorni trascorsi ad organizzare la spedizione nacque il problema che perseguita ancora in maniera ossessiva i componenti del gruppo: il “paravento”. Si tratta di una struttura che ripara gli strumenti e l’astrofilo dai taglienti venti quando si osserva in alta montagna. Il paravento deve rispondere a vari requisiti: trasportabilità, funzionalità e facilità di montaggio. È quest’ultimo punto che ancora oggi incute terrore ai membri del gruppo. Il primo modello raggiungeva la lunghezza di circa 8 metri, mentre l’ultima e perfezionata versione raggiunge la notevole lunghezza di circa 21 metri. Montare un telone di plastica pesante, di 3 metri di altezza e per giunta inspiegabilmente sempre intorno al crepuscolo, utilizzando paletti e materiale da campeggio, ci impegna tuttora circa un’ora.
Finalmente il giorno 17 luglio 1985 alle ore 15:00 partimmo. Arrivammo un po’ presto, circa 5 o 6 ore prima del tramonto! Ciò ci permise di fare un attento sopralluogo e notammo qualcosa di molto interessante utilizzato sempre nelle successive spedizioni: un punto tipico di ristoro gastronomico. Pur tra mille imprevisti della prima volta, riuscimmo a svolgere molto lavoro sia con i telescopi visuali e fotografici, sia attraverso vari binocoli e comodissime sdraie. Durante la nottata, mentre eravamo intenti a fotografare, un intenso bagliore illuminò a giorno la zona. Qualcuno disse erroneamente di smettere di giocare con le pile elettriche, altri imprecarono contro immaginari automobilisti notturni, ma infine l’istinto ci portò a guardare in alto verso il cielo. Fummo testimoni per la prima volta di uno spettacolo naturale meraviglioso. Una meteorite o meglio un bolide era esploso sopra di noi lasciando una fantastica scia di colore verde smeraldo scolpita per circa 3 minuti sulla volta celeste. Solamente chi guarda il cielo stellato da località buie e lontane dalle luci cittadine ha qualche probabilità di assistere ad un tale fenomeno. Questa prima esperienza pose le basi per le successive e più impegnative spedizioni.
La cometa di Halley
L’evento astronomico di maggior interesse nel 1985 era l’atteso ritorno della cometa di Halley famosa poiché l’astronomo inglese Halley scoprendone la periodicità accertò l’esistenza di comete che orbitano attorno al sole su ellissi. La cometa era divenuta tanto popolare nel 1910 per il suo spettacolare passaggio; quindi l’interesse che suscitava era molto acceso. Per il G.A.P. era la prima esperienza osservativa e fotografica riguardante il passaggio di una cometa. Per poterla avvistare tra i primi gruppi astrofili organizzammo una spedizione scientifica sul Monte Petrano il 22 settembre 1985. Il gruppo rispose in massa. Su quel monte il G.A.P. era al massimo della sua efficienza operativa. L’obbiettivo primario era di rintracciarla fotograficamente in quanto era ancora molto debole. Si trattava quindi di fare delle fotografie nella zona in cui era prevista la presenza della cometa. In quella nottata furono scattate molte fotografie a basso ed alto ingrandimento. L’intensa attività di quella notte diede i suoi frutti. Dopo aver sviluppato le fotografie con l’aiuto di una cartina dettagliata pubblicata per l’occasione da “Sky and Telescope” rintracciammo la debole traccia della cometa.
Fu una bella soddisfazione che ci ripagò dell’intenso freddo subito quella notte a 1000 metri di altezza. La notizia ebbe una notevole risonanza locale.
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