Dopo i primi cinque anni di intense e varie esperienze eravamo pronti al grande passo: costruire e gestire in proprio un “vero” osservatorio astronomico. Diciamo vero poiché l’unico osservatorio esistente nella provincia di Pesaro-Urbino, l’osservatorio Valerio, non è un osservatorio astronomico né lo sarà mai. Il Valerio infatti sin dalla sua nascita (fine ‘800) era stato concepito per studi sismografici e meteorologici. Allora fu dotato di un cannocchiale astronomico utilizzato solo per sporadiche osservazioni planetarie e solari messo in pensione dopo un centinaio di anni di pseudo attività e sostituito una decina di anni fá da un piccolo rifrattore adatto per dei principianti ed insufficiente per un osservatorio astronomico. Inoltre l’osservatorio Valerio si trova presso gli Orti Giulii, un luogo dove l’illuminazione pubblica è molto intensa per non parlare della vicinanza della statale adriatica fonte di continue vibrazioni da parte del traffico pesante. Ribadiamo ancora una volta che un osservatorio per essere veramente astronomico necessita di luoghi isolati e bui, lontani dai centri abitati. Ci rammarica il fatto che, pur essendo Pesaro una città sensi-bile alle manifestazioni culturali, le autorità locali sono completamente disinteressate alla realizzazione di un efficiente osservatorio. astronomico pubblico. Questi non sono discorsi futili in quanto in regioni come l’Emilia Romagna le varie autorità cittadine hanno realizzato diversi osservatori astronomici pubblici (per esempio l’Osservatorio di Saludecio-Misano) appoggiando le iniziative dei gruppi astrofili locali. Tuttavia visto il ruolo storico dell’osservatorio Valerio, la biblioteca, la documentazione e il notevole campionario di antichi strumenti scientifici e didattici è auspicabile l’utilizzo di tale struttura come museo. Fu nell’estate del 1985 che grazie ad un nostro socio nacque l’idea di realizzare un osservatorio astronomico pubblico. Isolammo due problematiche principali: il luogo di costruzione e i finanziamenti. Il luogo doveva rispondere ai seguenti requisiti: la lontananza dall’illuminazione pubblica, una sufficiente altitudine per emergere dalla nebbia invernale, la facile accessibilità ed un certo isolamento. Ci rendemmo subito conto che queste erano una serie di condizioni non facilmente ottenibili contemporaneamente. Selezionammo una serie di luoghi distanti circa 30 minuti di macchina da Pesaro. La nostra attenzione cadde su un’altura di circa 500 metri situata nei pressi di Montegaudio, frazione di Monteciccardo. Fortuna volle che il luogo da noi scelto era di proprietà di un vigile urbano, Elvino Del Bene. La persona, molto cordiale e disponibile, ci venne subito incontro probabilmente commosso dal nostro entusiasmo giovanile per una impresa così peculiare e ci consentì l’uso gratuito del terreno scelto. Questo ci galvanizzò notevolmente poiché potevamo usufruire del terreno prescelto gratuitamente. Inoltre il Sig. Del Bene ci presentò all’amministrazione del comune di Monteccicardo la quale ci diede subito tutto il suo appoggio consistente nella costruzione delle fondamenta tramite l’utilizzo del personale e dei mezzi del comune. Il tutto ancora una volta gratuitamente. Infatti la presenza di un osservatorio astronomico, unico nella provincia di Pesaro-Urbino, avrebbe destato indubbiamente interesse e curiosità aumentando il prestigio del comune di Monteciccardo. Superato il primo grosso problema del luogo la nostra strategia consisteva nel preparare un progetto completo dell’osservatorio con preventivi dettagliati e aggiornati e presentarlo successivamente alle varie banche locali. In quei momenti ogni membro del gruppo aveva un ruolo ben specifico del geometra, all’elettricista, al fabbro ecc. . Tutti insieme coinvolti in una serie di riunioni a catena per armonizzare, discutere e migliorare il lavoro. Tutto questo ci impegnò notevolmente per alcuni mesi. Nei primi mesi del 1986 presentammo il nostro progetto alla Banca Popolare Pesarese ma purtroppo non ottenemmo alcun aiuto. Tutto questo lavoro rimase quindi nel cassetto pronto ad essere ripreso appena le autorità e le banche locali diventeranno più sensibili ai problemi culturali e scientifici. Infatti a distanza di dieci anni è possibile razionalizzare ancora di ancora di più il progetto per renderlo meno dispendioso utilizzando anche tutte le nuove tecnologie messe oggi a nostra disposizione.
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